Putin ha mostrato quanto sia efficace l’arma del ricatto con il taglio del gas.
La scorsa settimana la Commissione Ue ha presentato un piano per ridurre il consumo energetico in vista di un nuovo taglio delle forniture da parte di Mosca. Da Berlino a Bruxelles nessuno credeva che la Gazprom avrebbe ripristinato i flussi di gas del Nord Stream 1, interrotti per presunti lavori di manutenzione per oltre dieci giorni. Questa riapertura non è stata casuale in effetti. L’Ue ha modificato il regime delle sanzioni a Mosca.
L’obiettivo di questa decisione era rendere più agevoli i pagamenti per le compagnie assicurative e gli operatori per la vendita di gas e petrolio a paesi terzi. Ora l’Ue ha allentato i vincoli che impedivano la Russia di fare affari con altri paesi.
L’Ue solleva alcune sanzioni
La stessa arma è stata usata con il grano. L’accordo arrivato a Istanbul sullo sblocco del grano dai porti ucraini prevede anche la clausola accolta dall’Onu e Usa che vengano esportati anche grano e fertilizzanti russi più facilmente. Questo, nel contesto delle sanzioni internazionali, è un lascia passare ottenuto da Mosca pur di ottenere lo sblocco del grano ucraino e scongiurare la crisi alimentare. Alcune sanzioni finanziarie contro la Russia sono state “involontariamente” sollevate.
Nonostante queste sanzioni e il tentato isolamento da parte del mondo occidentale nei confronti della Russia, Putin non si è dato per vinto. Dall’inizio delle condanne dell’Occidente ha guardato verso altre sponde in cerca di appoggio e consenso come Cina, Iran e Turchia. Il presidente russo sta cercando modi per aggirare le sanzioni occidentali con i paesi ostili all’Occidente come l’Ira. Ora è il turno anche dei paesi arabi come l’Egitto.
Oggi il ministro degli esteri Lavrov è al Cairo, uno dei paesi che più dipende dal grano ucraino, a spiegare che il responsabile di questa crisi alimentare non è la Russia ma l’Occidente con le sue sanzioni illegittime.